L'estate

Come ogni anno (dal 1982 al 1988), con la fine della scuola, cominciava la tanto bramata stagione “marinara” e, inizialmente, data la giovanissima età, si andava al mare insieme ai genitori. Le mattinate erano sempre dedicate alla pesca e, con il classico “filaccione”, si stava in “guazzo” nella secca a pescare "Mormorine", "Trigliette" e qualche "Tracina": il mare era sempre una “tavola”, con l'acqua trasparente come un cristallo tanto da vedere sul fondo i piccoli "Granchi di rena" mentre le citate "Mormorine" ci sfioravano le gambe; l’esca utilizzata, naturalmente, era l’"Arsella" che si poteva recuperare nella rena aiutandosi con mani o piedi. Più grandicelli, poi, fu la volta, del canotto e, dopodiché, del pedalò, con l’utilizzo delle prime canne da bolentino e con l’ambizione di pescare pesci sempre più grossi e pregiati: "Saraghi" e "Paraghi". Il pedalò si “scroccava” presso il Bagno “La Tana del Pirata” dove Macario aveva l’ombrellone. Destinazione fissa era la “bandierina” in modo che potessimo legarci. Si trattava di una boa che segna l’uscita delle barche; qui, inoltre, si potevano fare le "Cozze": lungo la fune d’ancoraggio, infatti, erano cresciuti questi molluschi. In svariati anni, infatti, mi sono buttato molte volte per recuperarli: ci si immergeva in apnea fino a due o tre metri, con guanti e dotati di coltello; si riuscivano a fare, in poco tempo, svariati chili di "Cozze" per mangiarle poi alla “livornese”.

Arrivò, successivamente, il tempo del “gommoncino” di Pippo (correva l’anno 2001), fissato della pesca, che veniva direttamente da Firenze per dar sfogo alla sua passione. Succedeva che, dopo una serata in giro e, spesso, senza andare a letto, di primissima mattina (con rifornimento di “pizza e schiaccia salata” al forno der Tani) si giungeva al mare, presso il rimessaggio “Onda Blu” (situato accanto alla “Tana”) e qui, una volta spinto in mare il gonfiabile, si partiva senza meta. L’esperto Pippo si dilettava a pescare qualche pesce pregiato, insieme a Tripoli, mentre io mi impegnavo nella solita cattura dei "Sugherelli" anche se i miei pesci “preferiti” sono sempre stati quelli colorati, denominati “Pettine”, pescati spesso di fronte al “Forte”. Sul gommone, però, c’era sempre da aver paura di Tripoli perché, nei momenti di calma piatta, quando non si “sentiva una toccata”, gli scattava la sua irrefrenabile indole di molestatore e, appena giravi gli occhi, ti buttava in acqua... giù dal gommone: era fatto così!

Ma la vera balneazione pomeridiana iniziò quando incominciammo (correva l’anno 1989) a prendere prima il pullman, alla volta di Marina, e, dopodiché, utilizzando i nostri mezzi di trasporto a due ruote. Negli anni, ricordo, ne furono cambiati una lunga serie: personalmente passai dal Garelli Basic (che non “tirava” in salita) al Vespone verde “ereditato” da Tommy per poi salire in sella allo “scooter” Beta “Cronopio” (correva l'anno 1994) di cui, sul solo comune, si riscontravano all’epoca tre esemplari: il mio, di color giallo, quello rosso di Puti e quello nero di Chino. Da segnalare, inoltre, la mitica Vespa viola del Prof. e il Fifty rosso di Pacione o quello nero di Tripoli, i quali, successivamente, passarono alle moto. Da ricordare anche lo CIAO di Macario che era solito dimenticarselo parcheggiato, anche per giorni, alla fermata del pullman. In ultimo, però, vorrei citare la “banana” di Mapo, uno scooter soprannominato così per il colore giallo intenso, sul quale lo stesso ragazzo si poteva veder sfrecciare per il paese a qualsiasi ora del giorno, specialmente quando fu tirocinante, come geometra, presso lo studio del Ruggeri, situato nel “Borgo”. Mapo non aspettava altro che il titolare uscisse dallo studio per chiudere “bottega” e sfrecciare in sella alla sua “banana”. Ma, tuttavia, nei giorni che non riusciva a “fuggire” trovava sempre il modo per ammazzare il tempo: una volta, dopo aver scritto su un foglio “W LA TOPA”, fece una serie di fotocopie ma, sfortunatamente, dimenticandosi la matrice; scoperto sul fatto dal Ruggeri... il geometra si lasciò andare in una sonora romanzina:

- Mapino, Mapino... te la do io... la tòpa...!

Di Mapo, però, c'è da raccontare pure questa (correvano i primi anni Duemila): in verità, però, fu raccontata per bocca di suo babbo Marcello una sera nel "Borgo". Il ragazzo, attraversando una fase amorosa, cercava sempre di rubare al genitore le chiavi di una casetta di campagna ma, ogni volta, lo faceva in maniera rumorosa entrando di sera in camera del genitore che possedeva un grande mazzo di chiavi. Dopo un po' di tempo, stanco di essere sempre svegliato, Marcello fece una copia della chiave consegnandola poi al figlio con queste parole:

- Toh... eccoti la chiave! Così la smetti di rompimi sempre i 'oglioni!

Il ritrovo per il mare avveniva subito dopo mangiato al Bar “Black&White” e, da qui, si partiva alla volta di Marina, passando per la pineta, con meta la spiaggia dello “Shangri-Là”; non mancarono, durante questi tragitti, alcune “gropponate”, soprattutto, nel tratto di strada che attraversa la pineta. Arrivò anche il tempo delle prime patenti “scroccando”, così, il passaggio sul Pandino “Predator” di Sparu (due posti fissi erano sempre occupati da fratelli Bacco e Icaro); o approfittando di quello più “esclusivo” sulla Renault R5 rossa dell’Amigone ma salendo a bordo solo in casi estremi a causa della meticolosità del conducente: togliere il parasole, apertura dei finestrini aspettando che la macchina si fosse rinfrescata; controllo degli specchietti, indossare gli occhiali e, infine, fare mente locale al fine di non scordar nulla del necessario per la spiaggia compresa la borraccia dell’acqua. L’Amigone, oltretutto, aveva la fissa di parcheggiare in pineta e, quindi, come se non bastasse, c’era da farsi anche un bel pezzo di strada a piedi prima di arrivare sul mare... si trattava di una vera “odissea”: Castagneto-Marina/Marina-Castagneto... anche mezzora (dopo aver rispettato il limite dei 50/60 orari)! L’Amigone, una volta (correva l’anno 1990), al rientro dal mare (quando i Carabinieri facevano severi controlli), fu fermato alla rotonda di Marina. Poiché i ragazzi che trasportava a bordo non avevano con sé i documenti, i "Caramba" incominciarono a fargli delle storie, così, Amigone, preso dalla disperazione, “lanciò” la fatidica frase che forse lo avrebbe salvato:

- Sono il nipote di “Bòdda?”! (personaggio sempre attratto dalle “divise”... specialmente quelle in gonna!) - esclamò il ragazzo ai Carabinieri.

A quel punto le forze dell'ordine, come per incanto, “mollarono la presa” e lo sventurato autista, insieme ai compagni di viaggio, poté riprendere la strada per Castagneto.

Delle volte, però, quando si rientrava a casa dal mare ad un'ora "decente", poteva succedere di andare a trovare in motorino Tripoli, Davidana o Matusa che facevano servizio antincendio nei pressi del "Poggio Carpineta": la famosa "Vedetta"; era una maniera per fare un diversivo oltre a gustarsi un bellissimo panorama: da Volterra a Massa Marittima senza tralasciare la costa.

Sulla spiaggia dello “Shangri” (correvano gli anni dal 1990 al 2000 circa), il gruppo castagnetano era veramente numeroso; delle volte composto anche da 20/30 giovani. Il numero, però, aumentava a dismisura, quando, in agosto, si aggiungevano gli amici che venivano a trascorrere qui le vacanze, provenienti da: Milano, Como, Varese, Modena, Firenze e dintorni, comprese alcune “stranierine”. A tutti questi ragazzi, immancabilmente, gli veniva sempre affibbiato un soprannome: Bicio, Milanaise, Genovaise, Berti, Pippo il Fiorentino, Sabau, Modenaise, Ciotolino e tanti altri. Molti con la “passione” del calcio, delle “birrette” e dello scherzo... specialmente quello telefonico: il via fu lanciato da Pacione, e, poi, portato avanti, a più riprese, da Pippo; bastava “acchitarlo” che, subito e a qualsiasi ora, faceva “visita” al suo “amico” di sempre chiamandolo “affettuosamente” al telefono:

- Bònasera... siamo tornati, caro stronzo...!

Vi lascio immaginare, a queste parole, la reazione del malcapitato anziano se, specialmente, era chiamato nelle ore notturne... anche alle due di notte!

C’erano, tuttavia, da trascorrere gli afosi pomeriggi in spiaggia: ad un certo momento “la mandria” di ragazzi si alzava dalla postazione (segnalata da una “stesa” di asciugamani) e, senza ritegno, sollevando polvere e rena, partiva di corsa per il consueto tuffo di gruppo. Si organizzavano anche delle partite in riva al mare ma creando il solito “mugugno” tra i bagnanti che giustamente si lamentavano per qualche pallonata di troppo. Una volta, infatti, una signora castagnetana “tutta sexy”, insieme all’amica (all’epoca rinomata “coppia”), se ne stava sdraiata in “battigia”. Il pallone ruzzolò lì da lei per l’ennesima volta e fu lesta a sequestrarcelo. A quel punto, con il suo “grido di battaglia” - M’importa ’na sega! - partì “in quarta” Sparu: senza pensarci due volte - tra le proteste della signora sdraiata in branda che teneva strinto il pallone in mano - afferrò le due gambe del lettino facendola ribaltare sulla rena; poi, come se non bastasse, aggiunse con "educazione": - E zitta... t....!

Recuperato il pallone la partita proseguì nel migliore dei modi: ma che tempi!

Dopo la consueta partitella, mare permettendo, arrivava l’ora di noleggiare il pedalò: uno non bastava mai! Ma erano anche le estati del nuovo gioco “Schiaccia Amigone”: ci si posizionava in acqua a cerchio, o in "battigia", e, palleggiando senza far cadere il pallone, al settimo passaggio era obbligo schiacciare, con tutta la forza possibile, proprio contro di lui: l’Amigone! Purtroppo, però, delle volte il gioco degenerava e incominciava la classica “renata” rivolta anche verso lo sventurato ragazzo; qualcuno, più vicino alla riva, non si limitava a tirare la rena... ma aggiungeva anche un po' di ghiaia.

Tra i “passatempo”, in riva al mare, c’erano anche i “racchettoni” con gli infiniti e “spettacolari” palleggi tra Simao (Big Jim Courier) e l’irriducibile F.d. (Fratello Davidof) che, tuffandosi in “battigia”, creava enormi “schizzi spumeggianti”, dovuti all’impatto tra la sua “massa corporea” e l’acqua; il tutto tra gli sguardi increduli dei bagnanti... era l’estate (correva l’anno1997) che si era fatto “biondo-platino”. I due ragazzi, inoltre, si ritrovavano anche per delle sfide a tennis presso il mitico "Centrale delle Pianacce". I “racchettoni”, però, furono anche il divertimento preferito del sottoscritto e del Nano; si arrivò, persino, ad averli personalizzati creando dei piccoli fori nel “piatto” della racchetta in modo che l’aria potesse penetrare meglio al fine di permettere una maggior spinta alla pallina durante l’impatto.

In una estate (correva l’anno 1996) ci fu “guerra aperta” tra il giovane Mapo, aizzato dai ragazzi più grandi, e il già citato Amigone. Mapo era solito nascondergli asciugamano, “espadrilles” e oggetti vari tra gli ombrelloni dei turisti... spesso anche sotto la rena. Il bonaccione Amigone, così, era costretto, chiedendo scusa ai bagnanti, a girare tra gli stessi ombrelloni scavando qua e là alla ricerca dei suoi oggetti personali. Mapo arrivò persino a infilargli dentro lo zaino una "Medusa" da poco rinvenuta. E poi, come non dimenticare il “volo d’angelo” dello stesso Mapo: di nascosto, indossava in spalla asciugamano e zaino dell’Amigone, infilandosi, inoltre, le “espadrilles” nelle mani. Successivamente, di corsa, si buttava in mare tra la felicità di uno e la disperazione dell’altro. Amigone, a quel punto, cercava di farsi giustizia ma, bonariamente, al momento di gettare lo zainetto di Mapo in mare, prima... lo svuotava sulla rena e, dopodiché, lo lasciava cadere nell’acqua.

Lo stesso Amigone, durante una “caccia al tesoro” organizzata per una Festa della “Settimana Castagnetana” (insieme al giudice Piero Fontana), fu accusato dalla squadra dei castagnetani - me compreso - di aver favorito quella dei suoi cugini piombinesi e sanvincenzini. Era il tempo che al gruppo vincitore veniva assegnato: un bottiglia di vino, una bottiglia d'olio, un cocomero, un salame, un forma di formaggio, un “platò” di pesche, una confezione di fragole, un sacchetto di “chicchi” der Nannini, un buono gelato der Casalini, un pacco di pasta... e, per concludere, anche una cena presso un ristorante di zona o una “pizzata”. Il gioco, in realtà, fu vinto in maniera regolare ma noi castagnetani, non accettando la sconfitta inflittaci dai rivali “forestieri”, ce la prendemmo con il povero Amigone; ci fu, a parole, un vero “massacro”, fino a quando il giovane, stanco di sentire le nostre lamentele, che ormai si protraevano da giorni, rese a tutti, i soldi dell’iscrizione.

Proprio le serate delle “Feste Castagnetane” restano le più divertenti: si partecipava a tutte le iniziative, sfilate varie comprese, che si concludevano con l’immancabile “carnevale estivo”. Nelle diverse edizioni ci dilettammo a organizzare vari gruppi mascherati, tra i quali “La banda”: mi immedesimai (correva l’anno 1993) nel maestro di musica (mio babbo Dino) seguito dai una schiera di musicanti e attorniato dalle Majorettes, naturalmente maschi travestiti, tra i quali Macario e il Butra. Poi fu la volta dei “Vips a Castagneto” (correva l’anno 1999), impersonificandomi nella bella Naomi Campbell. La serata di carnevale, che rimaneva quella più sentita di tutta la festa, “sfociava” rigorosamente in gavettoni, secchiate d’acqua e, delle volte, in qualche scaramuccia, tanto da far scattare, con il tempo, l’“irremovibile” ordinanza della chiusura delle fonti. Amigone assisteva a tutto ciò dalla finestra di casa, situata in Piazza “Sambastiano”, proprio per evitare di essere “annacquato” o di finire nella vasca del piazzale come era consuetudine accadere in quelle serate. Ma non poté sottrarsi dai “gavettoni” durante un Ferragosto organizzato “all’Asilo dei Preti” concessoci da padre Andrea: si mangiò nello stanzone dove oggi viene celebrata la Messa. Da metà mattina, però, iniziò subito il degenero amplificatosi durante il pranzo; incominciò a volare di tutto: dai piatti di riso freddo alle freghe (con olio der Diga), dalle fette di pane ai panini imbottiti, mentre acqua, coca-cola e aranciata “impastavano” il pavimento; sui muri, invece, prendevano sempre più campo le macchie lasciate dal pallone che veniva lanciato di qua e di là senza sosta. Nel pomeriggio, poi, avvenne la consueta partitella nel “chiostro” sotto il sole cocente d’agosto e, dopodiché, come se non bastasse, si dette vita ad una “gavettonata” generale fino a quando, all’apparire dell’Amigone, ci fu un assalto generale; zuppo fradicio se ne ritornò subito a casa a cambiarsi ma, nonostante questo, ebbe il coraggio di ritornare: qualcuno, alla vista, pensò bene di ribagnarlo, un'altra volta, da capo ai piedi; a questo punto, sconsolato, sparì definitivamente per il resto della giornata.

Tralasciata la parentesi Amigone, altra meta balneare fu, con il tempo, il “Cantiere” (correvano gli anni dal 1995 al 2002), un luogo di spiaggia isolato, dove si poteva arrivare fin quasi sul mare lasciando i motorini sui “montini”. L’unico ostacolo, però, era quello di schivare la guardia del conte, Beppone, con due soluzioni: cogliere l’attimo “fuggente” e passare la sbarra (unica via di accesso) in quei momenti che l’uomo la lasciava incustodita o passare in compagnia di qualche amico, tra i quali Spank, poiché aveva buon rapporto con la stessa guardia. Il "Cantiere" è uno stupendo tratto di spiaggia, come lo è tutt’oggi, ma allora il silenzio era interrotto soltanto dal rumore della risacca e non dal brusio dei bagnanti; infatti, in tanti metri di costa, si potevano contare pochissime persone a tal punto da organizzare, senza problemi, partite lungo riva; in un’estate meno assidua in fatto di presenze al “Pistino”, le porticine, addirittura, furono portate proprio sulla spiaggia del “Cantiere”.

Non sempre, però, nei caldi pomeriggi estivi, si “scappava” al mare: venne il boom della mitica AmigaDos con il gioco “kick Off” scoperto e lanciato da Amigone che, già, in precedenza, aveva dato vita anche alle “Olimpiadi”, naturalmente, sempre al computer. Si gareggiava (correva l’anno 1989), quindi, in casa di Amigone e, gremiti in ogni ordine di posto, si aspettava, a turno, nel “salone” di Bodda per poi salire nell’abitazione, all’ultimo piano, da dove si dominava la Piazza “Sambastiano”. C’era sempre, tuttavia, una gran confusione... fino a quando la “Lilli”, cane di Bòdda e della figlia Gregrè, portando in casa una “cingomma” da masticare (che poi qualcuno, sbadatamente o meglio... volontariamente calpestò con insistenza sulla moquette di casa, tra la disperazione di Amigone), fece mettere fine a questi tornei. Ma fu la stessa "Lilli" a far parlare di sé finendo nelle cronache paesane: scappata di casa per il paese, nel periodo di calore, fu presa subito di mira dal cane Buk dei Socci (considerato il "latin love" dei cani paesani). La canina, purtroppo, rimase incinta: scattò, irremovibile, una denuncia per Buk e padrone!

Ma queste sfide, nonostante ciò, continuarono in casa del Pero, quando ancora abitava davanti alle scuole, dove, però, c’era sempre incombente il pericolo della Grazia der Rosi (che viveva nello stesso palazzo) poiché qualche furbetto, passandogli davanti all’uscio, non si scordava mai di scagliarci contro qualche pedata mandando la donna, già di per sé “agitata”, su tutte le furie. Da qui, poi, ci si spostò nella nuova residenza dello stesso Pero, presso le “Scale Sante”. Altra meta per disputare questi tornei, tuttavia, fu a lungo lo scantinato di Macario, in Via "Fontanella", luogo di un “burrascoso” Capodanno che vi racconterò più avanti. “Kick Off” ci permetteva di fare delle vere sfide virtuali a calcio ma il bello era poter creare delle personali formazioni con i propri beniamini castagnetani. Nacquero, così, diverse formazioni mantenutesi, quasi stabili, per diversi anni. Tra le più forti, ricordiamo, l’“U.S.Banda-Chiesa” di Pacione, tra le cui fila militavano personaggi della chiesa, come padre Andrea, nel ruolo di mediano di spinta, o il direttore della banda, mio babbo, Dino, attaccante puro, o l’ala, il suonatore di basso Ario della Fontaccia. Altra squadra imbattibile era la “Perantus”, del Pero, con super “giocatori”, come il portiere Che Duilio o la grande ala, Ilio der Cini, mentre Macario giocava con la sua amata “U.S. Taralla” che prevedeva in formazione sé stesso, schierandosi attaccante. Era una “goduria” vedere comparire nello schermo le formazioni e i nomi dei propri beniamini paesani e sentire le “urla” del pubblico uscire dall'autoparlante del PC; poi, quando in poco tempo le tecnologia fece salti da giganti, sentire anche lo “speaker” pronunciare il nome del giocatore che aveva realizzato la rete. Diverse furono le squadre... oltre alle già citate, tra le più blasonate c’erano: l’“U.S, Briachi” del sottoscritto; l’“F.C. Capeto” di Puti; la “P.S.V. Cacco” di Caccosa’; la “Kasciontina” di Sascino; i “Malviventi” di Davidana; la “Professionale” del Prof.; dove, in tutte queste squadre, militavano personaggi ormai scomparsi che hanno fatto la “storia paesana” i quali meritano sicuramente un ricordo: Ginetto, Mozzo, Romme, Gigione, Gosto, Mezzo Sigaro, Terenzio, Pelena, Cartolina, Ceccone, Bòdda, Paglioccolo, Ciatti, Fummo, Asto, Serafino, Sciupadiscorsi, Contini L., Batino, Vasco, Baroni Costantino, Spinacio, Renzaccio, Opelio, Beppana, Neri e tanti altri ancora.

E proprio le lunghe sere estive, delle volte, si svolgevano al “bocciodromo” con il solito Amigone che, in continuazione e a voce alta, commentava ogni tiro, ogni punto... Era il periodo della Prima guerra del Golfo (correva l’anno 1990) quando da una delle panchine, situate sopra il “Bocciodromo”, lungo il Viale "Pascoli", una voce stanca di sentire quel borbottio gli gridò:

- Ma ti cheti radio Bag Dad?!

Amigone, però, aveva una sua precisa teoria: “No, al sesso mercenario!” Così, quando, nel piazzale del “Campo Sportivo”, presso il “Bocciodromo”, esclamò:

- Ragazzi dopo vent’anni finalmente l’ho vista?!

Tutti rimasero stupefatti ma, poi, Amigone precisò:

- La stella cometa...

A quel punto, tra la disperazione degli amici presenti, ci fu la solita infamata da parte di tutti compresa una risata generale...

Altro punto di ritrovo del “dopocena” estivo era “Dietrocasa”, precisamente sul balcone del Piazzale; anche qui tanti baldi giovani: è resistito, fino a pochi anni fa, il muro con tutte le firme dei ragazzi di quegli anni; la più grande scritta era quella di Macario, perché, come diceva lui:

- La mi’ firma si deve legge’ giù dalla fontana!

“Capo branco”, in tutto e per tutto, era il Prof. fissato con la canzoncina “Allo zoo” tratta da un film di Benigni; si dilettava ad assegnare ad ognuno di noi il verso di un animale: il più assurdo era quello, come lo chiamava lui, del “liofante asmatico” che veniva interpretato dal Della. Sul piazzale ci abbiamo organizzato diversi compleanni, soprattutto in ore notturne, con il classico bagno nella vasca fatto dal festeggiato che, se non di sua spontanea volontà, ci veniva gettato prepotentemente dentro.

Dal piazzale, ad una cert'ora, ci si spostava verso il “Camposanto Vecchio”, ribattezzato da noi “C.S.V.”, luogo delle prime “irruzioni da parte dei Carabinieri” (correva l’anno 1993) con un fuggi fuggi generale. Ma fu anche il luogo di alcune "gavettonate": una sera, infatti, ci appostammo in attesa del passaggio del Caco in sella alla sua Vespa, preso di mira già da qualche tempo. Eravamo tutti pronti sul muretto, che dà sulla strada per Sassetta, con secchi pieni d’acqua (alcuni ci avevano scaricato anche la propria “pisciatina”) e gavettoni, quando si sentì in lontananza il rombo di una Vespa; ma a quel punto qualcuno gridò:

- E' Mario der Gragnani... è lui... è lui! 

Fu impossibile resistere... e appena fu sotto di noi, a giusta distanza di tiro, ognuno lasciò andare tutto ciò che aveva preparato con cura; a qualcuno sfuggì di mano perfino il secchio: da rovinarlo! Ci fu un fuggi fuggi generale... con lo sventurato Mario che tentò, senza successo, di inseguirci.

Era di moda in quelle estati - da tradizione - andare a toccare il “cancellone di fattoria” in ore notturne: dopo esserci inoltrati lungo la salitina, a partire dalla “Fonte di Marmo”, con gli alberi che proiettavano ombre “tremolanti” e tra il “grido” di civette o di gatti innamorati, c’era sempre qualcuno che cercava di nascondersi per scaturire nel gruppo un po’ di paura. Poi, una volta giunti alle soglie dell’imponente cancello di ferro, che dà accesso al castello, avveniva la consueta “toccata e fuga”. Ma a proposito di fughe (correva l’anno 1992), dovemmo scappare quando, in una di queste serate, fummo sorpresi lungo il tragitto dalle “guardie della sorveglianza”: ci fu da correre e da saltare il muro di cinta che dà sull’incrocio del “Campo Sportivo”.

La tipica serata estiva, tuttavia, iniziava verso le ore 20.45 con il sottoscritto e il Pero, i primi a uscire, già piazzati davanti al Bar “Black&White” stando appoggiati o seduti sullo scalino della porticina situata di rimpetto al locale; ma la classica posizione del Pero era questa: in piedi, con gamba destra piegata appoggiata al muro, e con sguardo intento a puntare qualche stranierina seduta tra i tavolini già tutti occupati. E mentre altri villeggianti e castagnetani, nel frattempo accorsi, rivendicavano un posto a sedere, la Marescialla dal suo bancone della cassa, con ordini precisi, comandava a Bido di piazzare velocemente un’altra fila di tavolini! Da qui, poi, la serata poteva prendere diverse pieghe e sfaccettature (“Dietrocasa”, “C.S.V.”, Marina, San Vincenzo o disco), ma, spesso, a notte fonda, a chiusura del locale, ci si ritrovava con Marescialla, Biddo e “servitù” per festeggiare qualche compleanno o per finire la nottata, specialmente quando non c’era voglia di rientrare a casa per il caldo o in attesa di smaltire la “sbornietta”. Così, in compagnia di molti amici e della classica e eterna “birretta” (offerta da Bido), si partiva alla volta delle “Panchine” aspettando lì, tra una “maldicenza e l’altra”, le prime ore del mattino; ad un certo punto, come per incanto, qualcuno poi esclamava (alla Paolone): - Arboreggia!

Da qui a poco, ognuno “avrebbe fatto a casa il suo ritorno".

I bar, però, furono anche meta di ritrovo durante i Campionati Europei e del Mondo; mi ricordo, ancora come se fosse oggi, quelli di Usa ’94 quando perdemmo la finale ai calci di rigore contro il Brasile. Tutto era già pronto: si voleva emulare gli stessi festeggiamenti che fecero alcuni giovani castagnetani nel 1982 quando l’Italia vinse quel Mondiale... cioè fare il bagno nel vasca “Dietrocasa” muniti di pinne, maschera e boccaglio; ma la festa, quella sera, fu rovinata anche per un rigore sbagliato dal “divin codino” Baggio. Durante questo stesso mondiale, tuttavia, c’è da ricordare la partita degli ottavi di finale superando la Nigeria: andammo a fare il consueto giro dei festeggiamenti con la macchina di Macario, da poco patentato... qualcuno, addirittura, fece il viaggio fino a Marina fuori dal tettino, quando, alla rotonda, nella confusione e nell’euforia, compresa l’inesperienza del pilota... la macchina stava finendo contro un camion... ma l’“autista” Macario, come per miracolo, riuscì a frenare; chi era in quell’auto se lo ricorderà sicuramente ancora... che spavento!

Da citare, senza dubbio, anche il mondiale di Germania 2006, con partite viste allo schermo gigante presso la Pizzeria “Il Cappellaccio” o al bar “Tai-Pan”, dove F.d., fin dai gironi eliminatori, aveva messo in piano una sua precisa e fruttuosa strategia: regalava schiaccia salata a iosa (“risalata” ancora una volta) a tutti i presenti ma indirizzata soprattutto ai numerosi turisti... specialmente ai “bevitori” tedeschi, in modo che la loro sete aumentasse. Così, in un pomeriggio di solo cocente, durante una partita della Germania, un po’ per la grande affluenza degli spettatori (seduti fuori dal bar davanti alla televisione), un po’ per la sete che assalì i presenti, in poco tempo i bicchieri da birra furono esauriti, tanto che F.d. fu costretto a chiederli in prestito al "rivale" Mapo. La finale contro i “nemici” francesi la vidi al “Cappellaccio” insieme ad alcuni amici; lo “stratega” F.d., invece, per il grande evento, aveva monopolizzato Via "Cavour" posizionando nella strada addirittura due televisioni: una rivola verso la Piazzetta “del Ferrini”, con posti riservati ai francesi e agli anti-italiani, invece, l’altra, quella rivolta verso il “Borgo”, per gli italianissimi; il tutto “corredato” da una super vetrina che sfoggiava panini imbottiti di ogni cosa... lunghi anche 15/20 cm. La “tesa” partita si risolse solo ai calci di rigore con quello liberatorio calciato da Fabio Grosso ma non era mancato il precedente super boato (da chi sempre tifa Juve) per quello realizzato da “capitan” Del Piero. Iniziò così la festa al grido di:

- Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo! (Per la quarta volta nella storia calcistica).

Appena l’amico Pero ebbe finito il servizio in pizzeria, lo caricai in macchina, già alquanto alticcio, alla volta di Marina e San Vincenzo. Lo stesso Pero fece tutto questo giro stando con la testa fuori dal finestrino a urlare a squarciagola alla gente che incrociavamo:

- Chi siamo noi?! Chi siamo noi?

E lo ripeteva, all’infinito, fino a quando questi non gli rispondevano:

- I campioni del mondo!

Tornando alle lunghe serate estive, arrivò poi il tempo del buon vino assaggiato grazie all’enoteca di Pasquino (correva l’anno 1994). Assaggiato... degustato?! Che parolona: oserei dire bevuto, tracannato... quando ancora i palati “sopraffini” di noi giovinetti castagnetani non chiedevano né Grattamacco, né Paleo e né un Bolgheri Rosso di Michelino, da poco in circolazione, ma una semplice bottiglia di Fragolino fresco che il buon Pasquino era pronto a servirci, o comprata “al volo” per essere bevuta “Dietrocasa”. Solo con il tempo si iniziò a conoscere e apprezzare il “Bolgheri Doc” anche se inizialmente fu difficile, almeno per me, avvicinarmi alla bocca un vino barricato... con l’amico Puti, infatti, si era ancora “attratti” dal classico vinello frizzantino bianco “da du’ lire”: minima spesa... massimo risultato!

Non sempre, però, le serate erano statiche; c’era anche il classico giro a Marina, Cecina, San Vincenzo e cominciarono le prime avventure estive in discoteca: “Lanterna”, “Casa Rossa”, al mitico “Mamà” (uscita Vignale-Riotoro), “Tartana” e, infine, alle “Spianate” con il mio idolo, Marchino Bresciani, che aveva in voga una canzoncina-slogan da me rivista e interpretata in varie occasioni: “C'era una volta un re che disse a Partipilo, raccontami una fiaba e il Pilo incominciò, incomincio, incominciò...

Della “Casa Rossa” (correva l’anno 1995) non si può scordare di quella volta che alcuni amici portano a ballare anche Paolone: il problema non fu farlo entrare, ma, come al solito, portarlo via... ma quella notte ci fu anche da ricercalo... poi ritrovato sdraiato sotto un ulivo, nei pressi del parcheggio, perché qualcuno pensò bene di fargli fare un paio di tiri di “fumente”. E se, ancora oggi, si rammenta quella serata allo stesso Paolone vi sentirete rispondere (con la sua vociona):

- Che seratina... com’era bòna... oh che lavori?! Oh, ma ’un lo dimo...!

Sempre in “Casa Rossa”, una sera (correva l’anno 2000), rischiai seriamente di essere “espulso” dal buttafuori dopo il secondo richiamo: mi ero prima tolto la camicia e, poi, arrampicato su di un palo delle luci. Quella stessa serata d’agosto me la ricordo benissimo: ci fu il ritrovo presso il distributore a Castagneto... si era circa una trentina già tutti bell’informa e, mentre ero intento a far benzina, mi si avvicinò il Bati; allora, senza pensarci due volte, estrassi la pistola, gliela misi in tasca e... splash... il resto immaginatevelo da soli! Per il sottoscritto (anche se indirettamente) e per altri amici la “Casa Rossa” è ricordata anche per un brutto incidente di auto (correva l’anno 2000) ma, per rispetto di chi era presente e per la dinamica, voglio sorvolare sui dettagli; la rammento solo per questo simpatico siparietto che, nella drammaticità della serata, riuscì, per un istante, a suscitare tra i presenti un piccolo sorriso: finiti di sbrigare i soliti e burocratici accertamenti dai Carabinieri, la macchina della “volante” non voleva saperne di rimettersi in moto; ci fu chiesto gentilmente di spingerla per alcune decine di metri finché, finalmente, ripartì...

A proposito di “crash”... fu molto “simpatico” anche quello che riuscì a combinare Algido (correva l’anno 1998) al volante della Renault R5 di Aise, essendo alle prime armi di guida: fu capace, con un retromarcia azzardato, di incastrarsi con la fiancata sinistra nella discesina del “Castello” che fiancheggia la canonica; a notte fonda ci vollero rinforzi dal bar per poterla spostare di peso da quella posizione in cui si era “incastonata”.

Anche molte serate trascorse per Ferragosto o in feste private furono divertenti e animate. In casa della Virgi nel “Borgo” ci fu anche una rissa (correva l’anno 1994) per contendersi una ragazza tra Tripoli e il Butra. La festa in cui ho dato il meglio di me, tuttavia, è sicuramente quella fatta (correva l’anno 2002) sull’“Accattapane”, presso la casa della Zic. La coppia della serata fu composta dal sottoscritto e da Spank lanciati sulla spinta della canzone L’aiuola (di G. Grignani) con il vino Cipresseto messo sul fondo della piscina al fresco e pronto all’uso. Riuscii, in condizioni precarie, ad attraversare, con un materassino e tenendo in mano un calice pieno di vino fino all’orlo, tutta la piscina senza versane una sola goccia... si fa per dire! Fu una lunga serata, con vestiti che volarono in piscina, con un Chino “un po’ spento per crisi amorosa” ma subito pronto a consolarsi e baccagliare il duo friulano “Garko e Jorgensen” (la mora e la bionda). A fine festa, poi, prima di partire, ebbi la brillante idea, insieme a Pacione, di sgonfiare le ruote della macchina di Tina che, il giorno dopo, sarebbe dovuto rientrare alla volta di Sinalunga (SI), dove a quel tempo lavorava; mi chiedo ancora come abbia fatto a tornare a Castagneto. Lo stesso Tina giurò di vendicarsi: ci riuscì, a distanza di tanti anni, durante la cena di un matrimonio che si svolse a Marina (correva l'anno 2015). Ad un certo momento fu Tina a chiedermi le chiavi della mia macchina dicendomi che avrebbe dovuto lasciarci delle cose: ingenuamente acconsentii! Dopo poco, però, realizzai di aver sbagliato: ritrovai la macchina, a tarda notte, dopo aver girovagato tra le viuzze di Marina.

Ritornando alla festa della Zic, ad una cert’ora, però, decisi con Pacione di fare un salto in spiaggia a Marina dove Saba stava festeggiando il compleanno. Al ritorno, senza patente e documenti per averli lasciati alla festa, giunti sul rettilineo che porta a “Casanugolino” si intravide, in lontananza, il posto di blocco... oramai ci eravamo visti spacciati! Preso dalla disperazione pensai di rallentare inserendo la freccia a destra per svoltare in Via "dei Ceralti", arrivandogli proprio a ridosso... quella sera, però, qualcuno “ci stava vegliando dall’alto”; girai, infatti, proseguendo per quella strada come se i Carabinieri avessero fatto finta di non vederci:

- “Dio c’è!” (miracolo a Donoratico!)

Ma fu un maresciallo a destare per anni timore a tutti noi ragazzotti; ci rifilò, una volta (correva l’anno 1995), persino una multa per le cinture posteriori: ancora c’è da capire perché le fece solo ai due laterali, Tina e Pacione, e non anche a quello che si trovava in mezzo (il Pero); io mi salvai essendo alla guida e non mancò la solita paternale dopo il classico controllo del portacene. Resta storica anche la “fatale” romanzina rivolta a dei ragazzotti fermati “in flagrante”:

- A ragà... e quante volte ve lo devo di’... e pensate più alla tòpa e fateve delle birette...!

Anche qualche Ferragosto è stato micidiale... quasi tutti festeggiati sul mare con il classico bagno di mezzanotte e falò, fino a quando la legge ci ha permesso di "dar fuoco". Uno, in particolare (correva l’anno 2001), fu accompagnato dal tormentone estivo della canzone “Tre parole” da me rivista e “aggiornata” nel testo: “Dammi tre parole, Cavallino, sole, amore... Pero... Marina di Castagneto...”, dedicata proprio al Pero che si era infatuato, in quel periodo, di una ragazza di Donoratico. Uscì, dalla mia bocca, anche l’esclamazione (con il classico gesto del segno tre!): - Tre "baricche"! (che divenne un altro tormentone estivo!).

Facendo un salto a ritroso, precisamente di un mese, per “Ferraluglio” (come l’ho sempre chiamato io!), ossia il 15 di luglio, cadeva il giorno del mio compleanno: me ne ricordo uno, particolare (correva l’anno 1993), organizzatomi a sorpresa al “Gòzzo di Rapè” per i miei diciotto anni... con show del Prof., Macario, Sascino e del solito Tripoli, con bagno nelle fresche acque... naturalmente vestiti! Fu l’inizio delle “balneazioni” al “Gòzzo”. I festeggiamenti del compleanno, l'anno successivo, furono svolti nella casa di campagna dei miei zii in località "Renaione".

Me ne ricordo un altro: durante il periodo del militare (correva l’anno 1996) venni in licenza e si andò a festeggiarlo alla casetta di Mapo posta nei pressi del citato "Gòzzo". Nel pomeriggio, però, si partì alla volta di Baratti alla ricerca di “Lampade”... se ne fecero un bel po’... poi gustate con una super pastasciutta, con salsa preparata dalla mi' nonna Argia. Con il Pero, prima di cena, facemmo anche un salto a prendere dell'acqua nella "sperduta" ma rinomata Fonte "Di Trino", situata nelle vicinanze: passeranno 24 anni prima che rimetta piede in quella fonte, un tempo acqua ambita dai castagnetani perché ritenuta buonissima! Purtroppo fu anche il giorno che Spank guidò, per l’ultima volta, la sua Citroen AX: con una manovra azzardata, si piantò alla curva degli “Ammazzatoi”.

Ci fu anche una serata (correva l’anno 2003) che prese vita al “Castagnone” nella capanna dei cacciatori (denominata “Sant’Antonio”), per festeggiare il mio compleanno e quello di Algido. Poiché “alticcio”, sdegnai una ragazza tardoncella, con la fatidica e assillante domanda:

- Si fa nulla stasera...?! (mi tolse la parola per alcuni mesi!).

Ma quale poteva essere una tipica giornata estiva? Voglio ricordare quella condivisa, per buona parte della giornata, insieme ai fratelloni Algido e Ruben: avevamo preso l’impegno (la cosa andò avanti per alcune estati dal 2000 al 2002), di fare da babysitter, ma in versione “sportiva”, a dei bambini sul mare del “Palone”. La mattina, quando era giorno di servizio, mi svegliavo alle ore cinque... studiavo fino alle nove (essendo periodo universitario) e poi mi dirigevo in spiaggia, fino alle 13.00, a “controllare” questi bambini facendogli fare anche un po’ di attività sportiva quando le mattinate non consentivano di stare in spiaggia. Nel pomeriggio, invece, breve penichella, un po' di studio e poi allo “Shangri-là” con la truppa di amici; dopodiché, sul tardo pomeriggio, si finiva immancabilmente al “Pistino”; la sera, invece, a “zonzo”: erano gli anni che “girava tra le mani” qualche donnetta.

Arrivò poi l’estate caldissima: quella del 2003. Già dal mese di maggio, la sera, ci si recava “Dietrocasa” in cerca del “dolce refrigerio”; ma, altro punto strategico per la ventilazione, era Via "Pari", precisamente sotto il porticato di casa di Bido: si arrivò così, in quella caldissima estate, a creare lì un piccolo “salotto privato” di ritrovo in ore serali e notturne. Era, però, il periodo che Chino, tanto per non perdere il vizio, si era infatuato di una nuova ragazza; la “baccagliò” per tutta l’estate prendendola per stanchezza: ogni sera, dalle ore 21.00 in punto, fino a chiusura dell'enoteca dove la ragazza lavorava, si posizionava su una panchina del bar “Casalini”, consumando confezioni di Estathè a iosa. Per questa sua routine trasformai in parodia il testo della canzone La discoteca degli “Exch Pop True”:

Lunedì sera, all’enoteca,...

Martedì sera, all’enoteca

Mercoledì che mal di testa, ma sono andato all’enoteca

Giovedì sera, all’enoteca

Venerdì sera non volevo andarci ma Algido è venuto a cercarmi e allora sono andato, all’enoteca

Sabato sera, all’enoteca

Domenica, all’enoteca!

In nottata, poi, lo stesso Chino, terminato il turno di “piantone”, o, più raramente, dopo aver fatto qualche giratina, si posiziona nel “salotto” rilassandosi “sul trono” (la sdraia più comoda e ambita da tutti!); ma qui, ingenuamente si addormentava “a bocca aperta”, come di consueto... e scattava inesorabile la trappola: appena chiudeva gli occhi (il suo “russo” mi dava il segnale) ero lesto a fregargli il cellulare e, senza pensarci due volte, incominciavo a fare squilletti alle sue fan o, addirittura, senza ritegno, a mandargli pure qualche “spudorato” SMS. Ma Chino mi fece “pagare il conto, con tutti gli interessi”, in una sera d’estate (correva l’anno 2007): arrivò in paese, a notte tarda, una tizia alquanto ubriaca che parcheggiò (strusciando la fiancata della sua macchina in alcuni vasi) nei pressi del bar “Cassiopeo”. A quel punto pensai bene di fare, tra le fioriere, un mazzolin di fiori e di fissarlo al tergicristallo di quella vettura allegandoci, inoltre, il numero di cellulare di Chino; ma lui (anche per la spia di qualcuno), di nascosto, sostituì il suo numero con quello fisso della mia abitazione. Rientrato a casa, a notte fonda, sentii squillare il telefono... la più svelta a rispondere però fu mia mamma alla quale una voce femminile esclamò:

- Ehi.., quel “bel mazzolin di fiori”?!

A quel punto, di rimando e vista l’ora, l’Enrica non ci pensò due volte a risponderle “per le rime”:

- Sììì... se lo cacci tutto ’n culooo! - e riattaccò!

Solo il giorno seguente sono venuto a sapere che Chino, per una volta, me l’aveva combinata bella!

Agosto era anche il tempo dei tornei di calcio a cinque; uno in particolare (correva l’estate 2000), sponsorizzato dalla Pizzeria "Il Cappellaccio”. Un formazione formata da “veterani”, giovani promesse e da qualche “oriundo” in vacanza a Castagneto; questo l’organico: Schiaccione, Suino, Algido, Ruben, Pippo, Aise, Ciotolino, Beppe e Francis con allenatore il giovane Werter. Un super squadra che dovette arrendersi, solo in finale, alla più forte formazione dei “granocchiai” dato che con loro militava l’allora giocatore di serie A del Prato e nazionale di calcio a 5, Andrea Bearzi, qui in vacanza: questo, naturalmente, gli fece la differenza. Qualcuno di noi, però, cercò di giustificare la sconfitta della finale per il fatto che si era disputata il 16 agosto: c’era la scusante che il 15 sera, come da prassi, avevamo festeggiato “troppo” alla nostra maniera... ma nonostante questo la sconfitta fu onorevole. Memorabili sono rimaste anche le cene che vennero effettuate a tarda sera, dopo ogni consueta partita del torneo... naturalmente al “Cappellaccio”, dove ci “aspettava”, oltre alla pizza di Tore, qualche piatto succulento preparato dal Gabbibo, il tutto accompagnato dal vinello fresco e frizzantino che tracimava dalle caraffe; e non poteva mancare la presenza, ad ogni ora, del piccolo Darietto che, aggirandosi tra i tavoli, “riscuoteva” dai presenti qualche “pattone educativo”. Una sera, con  ancora il salone pieno di clienti, lo convincemmo a salire su un nostro tavolo e a tirsi giù pantaloni e mutande: che scene... e che risate...! Da qui, poi, avveniva lo spostamento “Dietrocasa”: fu proprio qui che iniziai a imitare il mitico tuffo dell’allora giocatore francese del Milan, Papin! Mi spogliavo, naturalmente rimanendo in mutande, sui giardinetti all’epoca ben curati, e, dopodiché, mi lasciavo andare in lunghi tuffi scivolando per metri sull’erba bagnata dagli irrigatori; comunque, in varie occasioni, fui accompagnato da altri amici in questo “show”: ma non facciamo nomi... meglio! Simpatico fu anche quel torneo estivo di calcetto (correva l'anno 1995) organizzato di sera sulla spiaggia delle "Shangri" unendo, questa volta, le "forze": castagnetani e "granocchiai" insieme! Si vinse il torneo a mani basse con Izio e Gillu mattatori delle partite e con un super F.d. in porta.

In agosto, stufi dei pomeriggi “marinareschi”, incominciarono anche alcune trasferte alla volta di acque più fresche, se pur dolci: le due famose “Gòzze” sul fiume "Cornia", attraversando tutto "Pian delle Vigne" fino a giungere in località "Serraiola" (dove sorge una cantina) nei pressi del Frassine.

Era l’estate (correva l’anno 1999) delle “svizzerine”... “pomo” di molta discordia per l’invidia di qualche gelosa castagnetana! Si decise di accamparci, per una notte, lungo il fiumiciattolo che dà vita alla “Gòzza Grande”: chi arrivò fin dal primo pomeriggio, chi sul calar del sole e chi in nottata; per l'occasione furono montate anche delle tende.

L’atmosfera, per svariati motivi, era calda e “vaporosa”... mi ero anche attrezzato di pinne e maschera per il classico bagno; poi nella notte iniziò il degenero, specialmente quando io e Pacione decidemmo di riprendere la strada del ritorno; si incominciò a buttare in acqua qualsiasi cosa trovassimo sotto i piedi, brancolando nel buio: scarpe, asciugamani, ombrelloni, indumenti ecc... si racconta che fu uno spettacolo, alle prime ore dell’alba, vedere tutta quella “roba” galleggiare sulle acque del fiumiciattolo.

Un mitico Ferragosto, però, fu trascorso al nostro “Gòzzo di Rapè”; era il periodo (correva l’anno 1998) che la coppia Rustica-Giani aveva ripulito dai pruni, con mesi di lavoro, il vecchio mulino, creando sulla sponda anche un piccolo orticello; avevano tentato, inoltre, di dragare il “Gozzo”: Rustica, alla guida del suo Suzuki, mentre il Giani, in acqua “governava” l’arsegliera trainata tramite una corda legata allo stesso automezzo: scene da Oscar! Fu un’afosa giornata con bagno rilassante nel “Gòzzo” pieno di materassini... poi, dopo cena, naturalmente tutti in spiaggia.

Durante una precedente estate (correva l’anno 1995), invece, internamente alla macchia, lungo il corso del ruscello che si getta nello stesso “Gòzzo”, avevamo costruito anche una piccola diga artificiale, meta di lunghi pomeriggi. In quel periodo vennero fatte anche delle riprese: Amigone, grazie alla sua "AmigaDos", riuscì a fare un piccolo montaggio con sigla; fu una grandissima novità per quei tempi... intitolando quel video "Le calde giornate di Algido e Milanaise".

fine agosto, poi, con la conclusione della “Festa Castagnetana” iniziava quella dell’“Unità”, con la corsa podistica (il classico giro di paese) per “ragazzetti”, dove gareggiavo, spesso, a fianco di Chino; ma la nostra preferita rimaneva quella della “Festa Castagnetana” con partenza da “Sambastiano”, scendendo da “Mandrolino”, passando dai “Piantoni”, affrontando la dura salita della “Casina” prima di riprendere la strada che riporta nel “Borgo” fino alla Piazza; alcuni giorni prima della gara si facevano dei giri di allenamento ma capitò di farli anche la mattina stessa. L’attrazione di noi tutti ragazzetti, alla “Festa dell’Unità”, era sicuramente il gioco del “maialino” con l’intento di portare a casa prima un bel pallone, poi, con gli anni, una “spalletta”! Per vincere, però, bisognava studiare quale fosse la “casina” prediletta del maialino: c’era così da comprare velocemente il “filotto” dei numeri, prima che se lo aggiudicasse il più lesto, il più furbo... il tutto sotto l’attenta vigilanza di Corrado Carpentieri e di Gigi Piacenza. Comunque, a inizio serata, a turno e di buon gradimento, c’era da stare anche sull’ingresso del “Camposanto Vecchio”, luogo della manifestazione, per “appiccicare” l’adesivo raffigurante il “simbolo del partito” (la classica falce con martello) a tutti coloro che si apprestavano ad entrare: naturalmente le più gradite erano sicuramente le ragazzine, poiché si cercava di “appiccicargli” l’adesivo proprio all’altezza delle tette. A metà serata, poi, ci si spostava nella saletta appositamente realizzata e adibita a vedere i primi film in VHS (correvano gli anni dal 1985 al 1990): Rochi, Rambo e Lo Squalo... i più gettonati... e solo a notte fonda iniziavano quelli hard, sotto la super visione di Gigione. Ma la prima cassetta VHS che girò tra noi ragazzotti castagnetani era intitolata Napoli Sex, un evento per quel periodo... era finita l’epoca dei “giornaletti” e si entrava in quella della vera cinematografia porno. Ma a proposito di cassette VHS porno, questa ve la voglio proprio raccontare: in una gita in Olanda (correva l’anno 1992), naturalmente ad Amsterdam, entrai in un sexy shop e, tra l’innumerevole montagna di cassette, ne acquistai una attratto da una “calda” foderina. Giunti a Mastric, in Belgio, sulla strada del ritorno verso l’Italia, capita di fare una piccola sosta. Guarda caso, proprio dove ci fermiamo, c’è un altro sexy shop; così, in fretta e furia, insieme ad un gruppetto di amici, tra i quali Macario, Caccosa’ ed altri di Donoratico, entriamo nel negozio. A breve - ci fa capire il titolare - ci sarà uno strip-porno... ma noi gli facciamo comprendere che dobbiamo ripartire ed abbiamo pochissimo tempo. Quello, allora, capite le nostre “esigenze”, ci anticipa lo “spettacolo”: qualcuno, all’uscita del locale, dopo aver assistito a quella “diretta”, riuscì a lasciarsi andare pronunciando una memorabile espressione:

- Ora posso anche morì!

Prima di lasciare quel negozio, tuttavia, ci fu anche l’assalto ad acquistare un po’ di “souvenir” vari; così mi apprestai a comperare, tanto per cambiare, un’altra cassetta porno lasciandomi trasportare, anche qui, da ciò che compariva in foderina. Al rientro a casa, però, ci fu l’inaspettata delusione: due cassette VHS, con due foderine diverse, comprate a 200 km di distanza, ma contenenti film identici; da statistica, forse, sarebbe stato più facile fare un 5+1 al superenalotto?!

Ma tra le fatalità e combinazioni c’è anche questa: a Rimini, una volta, entrai in un negozio sportivo misurandomi e poi acquistando un paio di scarpe da calcio; morale della favola, un mese dopo, mentre ero intendo nello spogliatoio a rinnovarle mi accorsi di aver “portato a casa” due sinistri... mistero o “inculate” della vita?!

La mia prima cassetta porno, tuttavia, la comprai in una gita, questa volta a Copenaghen (correva l’anno 1990); mio babbo Dino mi fece subito un bel regalo portandomi dentro un negozietto di alimentari dove è lecito (e cultura) vendere anche questo tipo di cassette: nessun scandalo lì...! Già in quel periodo le scuole superiori danesi possedevano distributori automatici di preservativi e assorbenti... tanto per far capire la mentalità avanti “anni luce” di questo popolo! Comunque, detto ciò, tutto vergognoso scelsi la mia cassetta (avevo 14 anni) e mi presentai alla cassa, ancora più rosso che mai, quando mi accorsi che c’era una ragazza; ma fui subito rincuorato dal fatto che lei non fece una “piega”. Qualcuno di voi (ps: mi riferisco ai maschietti) questa cassetta se la ricorderà sicuramente: era stata ribattezzata gli “specialisti”!

Sempre a Copenaghen (correva l’anno 1997), in un settembre, mi avventurai in vacanza con il Pero ospiti in casa di un’insegnante conosciuta a Castagneto durante il “Caleidoscopio”; se c’era la difficoltà di dormire con i classici letti in terra, costituiti dalla sola materassa, dall’altra, c’era la fortuna di consolarsi con una casa a nostra disposizione, con la generosa signora che ci aveva riempito di birra un intero frigorifero; ma fece male a dirci:

- Ragazzi, servitevi pure!

Non ce ne rimase neppure una... la Tuborg, però, avendo un gradazione bassa non riusciva proprio a “scuoterci”, essendo abituati, già a quel tempo, a bevande molto più alcoliche: una sera di Natale, io e lo stesso Pero, ci mettemmo sulle poltrone di casa mia davanti al camino a parlare del più e del meno; a notte fonda ci accorgemmo che il "Brandy Antinori" era quasi agli sgoccioli. Nella città di Copenaghen, da bravi "scolaretti" (come erano soliti fare i piccoli danesi accompagnati dai loro insegnanti), facemmo anche un giretto “educativo” nel parco di “Christiania”, dove era legalmente possibile “fumare” e acquistare “erba” (prima che venisse chiuso): bastò mettersi all’aperto in un angolino a bere una birra che il “passivo”, lasciato andare da qualche “ghiotto” fumatore, mi mise subito a “gallina”.

L’addio al mese di agosto, però, veniva dato grazie ad un ultimo festeggiamento tramutato in cena fatta naturalmente con i “fiocchi”: una sera, arrivati al “Campo Sportivo”, ci sdraiammo tutti in terra all’altezza dello stop! Ci fu anche un fine estate (correva l’anno 2007) che, ad ora tarda e alquanto alticci, dopo aver fatto il consueto “giro di paese”, arrivati all’altezza della Caserma dei Carabinieri, qualcuno lanciò l’idea di entrare nel residence “La Casina” per un tuffo in piscina: così, tutti in mutande (oltre al sottoscritto, Algido, Ruben, Pero e Pino, eccetto la Pila, unica ragazza che ci stette a guardare), ci buttammo in acqua; poi, una volta usciti e asciugati con degli asciugamani di alcuni turisti lasciati lì in bella vista si ritornò nel “Borgo”. Arrivati, però, all’altezza della statua del Carducci, vedendo un triciclo davanti ad un portone... non ci pensai due volte: ci montai sopra e mi lanciai, a tutta “birra”, giù per la discesa... quelle sì che erano estati!!!

Estate 2001 - Pippo e il suo "gommoncino"

Estate 2001 - Battuta di pesca sul "gommoncino" di Pippo

Agosto 1996 - Allo "Shangri": la gruppata dei castagnetani

1996 - Allo "Shangri": la classica "sbicciata" pomeridiana

Agosto 1992 - "Carnevale Estivo" e sfilata "Civiltà contadina"

1999 - "Carnevale Estivo": nelle vesti di Naomi Campbell

1988 - La "Lilli" con padrona mentre in "bianco&nero" (1982) il cane "Buk" (in basso) con Ginetto e "Rochi", altro cane storico

Il muro antistante il balcone del Piazzale con tutti soprannomi

1998 - Un compleanno sul Piazzale con tuffo del festeggiato

Agosto 1998 - Al Bar "Black&White": vita notturna: due fiorentini a dialogo e compleanno della Milia

Metà Anni Novanta - La sua classica posizione davanti il Bar

Agosto 1997 - Al Bar "Black&White": compleanno Ele

Mondiale 9 Luglio 2006 - Festeggiamenti al Bar "Tai-Pan" di F.d.

9 Luglio 2006 - Festeggiamenti vari per la vittoria del mondiale

Agosto 2000 - In "Casa Rossa" a Piombino

Agosto 2002 - Festa sull'Accattapane con il "Cipresseto"

Ferragosto 2001 e 2002 - Pippo e il gesto delle 3 "baricche"!

Luglio 1993 - Diciottesimo compleanno festeggiato al "Gòzzo" Luglio 1994 - Il Diciannovesimo festeggiato a "Renaione"

Luglio 2003 - Il ventottesimo festeggiato al "Castagnone"

Luglio 1996 - Il Ventunesimo festeggiato alla terra di Mapo

Estate 2007 - Al Bar "Cassiopeo"

"La discoteca" (l'originale)

Estate 2000 - Torneo di calcetto a Donoratico Estate 1995 - Torneo di calcetto allo "Shangri"

Agosto 2000 - Cene al "Cappellaccio" dopo ogni partita

Agosto 2000 - Poi... tutti sul Piazzale!

Luglio 1999 - Sullo sfondo le svizzerine dette "Le sgamative"

1998 - Ferragosto al "Gòzzo di Rapè"

Agosto 1995 - Sul ruscello che si immette nel "Gòzzo"

13 agosto 1995 - "Le calde giornate di Algido e Milanaise" al "Gòzzo di Rapè"- montaggio video di Amigone

Agosto/Settembre 1997 - A Copenaghen

Copenaghen - Con la Tuborg, con il Pero e le danesine

Giugno 1992 - In Olanda nel Philips Stadion di Eindhoven

Agosto 1995 - La "Gòzza Piccola"

17 Luglio 1999 - La "Gòzza Grande": l'accampamento

Luglio 1999 - La "Gòzza Grande": la "calda" serata!

Estate 1995 - Alla "Vedetta"

Luglio 1999 - A casa "Grana": una chiaccherata tra amici

1996 - Allo "Shangri": al centro, il nemico di Amigone Agosto 1998 - In "biondo-platino" nella sua estate più esplosiva